La pulizia dei vetri è spesso considerata una delle faccende domestiche più noiose, non solo per la ripetitività del gesto ma anche per la difficoltà di raggiungere angoli e altezze scomode. È quindi naturale che molte aziende si siano lanciate nello sviluppo di robot lavavetri di ultima generazione, dispositivi smart in grado di muoversi in autonomia lungo la superficie del vetro e di svolgere un lavoro che, manualmente, potrebbe richiedere molto più tempo. Prima di acquistarne uno, però, ci si interroga sul consumo energetico.
Per fornire una risposta esaustiva, bisogna partire dal presupposto che non tutti i robot lavavetri funzionano allo stesso modo. Alcuni modelli si affidano a ventose per aderire al vetro, altri utilizzano potenti magneti posizionati su entrambi i lati della finestra. Ci sono poi dispositivi semplici, senza troppe funzioni avanzate, e quelli più sofisticati, magari dotati di tre spazzole rotanti, di un sistema di riscaldamento interno dell’acqua o di serbatoi integrati per nebulizzare il detergente. Ognuna di queste caratteristiche influisce sui consumi. È perciò importante capire quali parametri incidono sull’assorbimento di energia elettrica e come si può calcolare la spesa annua.
Prima di approfondire i dettagli, è utile fornire un esempio concreto: nel caso di un modello dotato di tre spazzole, provvisto di riscaldamento interno dell’acqua, la potenza si aggira mediamente sugli 80 watt. A ciò si aggiunge la componente di ricarica delle batterie, che può durare circa due ore. Se il dispositivo viene collegato alla corrente una sola volta a settimana, il consumo a ricarica è stimato in 0,16 kWh (proprio perché 80 watt, equivalenti a 0,08 kW, per 2 ore danno 0,16 kWh). Traducendo questi valori in costi, con un prezzo dell’energia di riferimento, si ottiene una spesa settimanale intorno ai 5 centesimi di euro e, proiettata su un anno, circa 2,8 euro. È una cifra chiaramente indicativa, ma permette di comprendere che l’impatto reale sulla bolletta potrebbe essere piuttosto contenuto, almeno per un singolo apparecchio.
Ultimo aggiornamento 2025-09-16 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
Esistono però robot lavavetri con caratteristiche diverse. Alcuni consumano meno di 80 watt, soprattutto se privi di resistenze per riscaldare l’acqua o di funzioni che richiedono molta potenza. Questi modelli sfruttano un motore più semplice, spesso brushless, che si limita a far muovere i panni in microfibra in modo automatico. La potenza richiesta si aggira sui 60-70 watt oppure scende anche a 30-40 watt per i dispositivi più basilari. Quando non sono dotati di batterie interne, lavorano collegati alla rete elettrica tramite un cavo, con un assorbimento costante. In tal caso, il consumo dipende dalla durata effettiva della sessione di pulizia: se il robot lavora per mezz’ora o un’ora, il dispendio di elettricità rimane piuttosto esiguo.
Nella valutazione dei consumi, va considerato anche il modo in cui il robot viene effettivamente impiegato. Se la casa ha molte vetrate o se si usano i cicli di pulizia più volte a settimana, si potrebbe aumentare il tempo di funzionamento. A quel punto, il consumo cresce proporzionalmente al numero di ore in cui il robot rimane in attività. Tuttavia, la maggior parte degli utenti effettua pulizie periodiche: chi vive in zone urbane ad alto tasso d’inquinamento potrebbe impostare il robot una volta ogni due settimane, mentre altri, in zone meno soggette a polvere e smog, riducono la pulizia dei vetri a una volta al mese. In ogni caso, è raro che i robot lavavetri vengano avviati quotidianamente, se non per esigenze particolari (ad esempio, locali commerciali con ampie vetrate di rappresentanza).
Un altro fattore significativo riguarda la batteria interna, presente in molti robot per motivi di sicurezza: in caso di mancanza di corrente, il dispositivo rimane ancorato al vetro e non precipita. Alcuni modelli hanno un pacco batterie che deve essere ricaricato di frequente, magari dopo ogni ciclo di pulizia. Altri, invece, funzionano per la maggior parte del tempo collegati alla rete elettrica, ricaricando la batteria solo quando necessario. In questi casi, il consumo extra dovuto alla ricarica è quasi trascurabile se confrontato con l’uso complessivo del robot. I numeri dell’esempio precedente – un assorbimento di 80 watt per due ore di ricarica, pari a 0,16 kWh per ogni ciclo, confermano che la spesa aggiuntiva in bolletta, su base annua, è quasi irrisoria. Anche qualora si ricaricasse il dispositivo più volte a settimana, si arriverebbe a cifre di pochi euro all’anno.
Chi desidera ridurre al minimo il dispendio energetico potrebbe considerare l’acquisto di robot più semplici, sprovvisti di sistemi di riscaldamento interni, oppure con una batteria di capacità limitata, che si ricarica velocemente. Questi modelli consumano meno, ma offrono funzionalità ridotte. Non hanno, per esempio, la possibilità di scaldare l’acqua o il detergente, e potrebbero richiedere più passaggi manuali iniziali o un detergente spruzzato manualmente. Per la maggior parte degli utilizzi domestici, però, questa soluzione si rivela più che sufficiente, perché il riscaldamento dell’acqua non è strettamente indispensabile alla rimozione di sporco leggero o polvere. Ovviamente, se ci si trova ad affrontare macchie più ostinate, come residui di calcare o sporcizia accumulata in ambienti esterni particolarmente esposti, un sistema con riscaldamento potrebbe semplificare notevolmente il processo e garantire risultati più rapidi e accurati.
Un elemento da non trascurare è la tariffa elettrica in vigore. Gli esempi di calcolo del consumo indicano un costo di pochi centesimi per ogni ricarica settimanale, ma tutto dipende dal prezzo al kWh previsto dal contratto di fornitura. Generalmente, i costi dell’energia hanno un margine di oscillazione: se il prezzo dell’elettricità subisce rialzi, il costo annuo di un robot lavavetri potrebbe aumentare, pur rimanendo comunque una piccolissima porzione del totale della bolletta. In molte abitazioni, i dispositivi che incidono maggiormente sul costo dell’energia sono gli elettrodomestici ad alto assorbimento e uso frequente, come forni, lavastoviglie o climatizzatori, mentre un piccolo robot con potenza di poche decine di watt rappresenta un peso nettamente inferiore.
Un vantaggio, dal punto di vista dei consumi, è che la pulizia automatica tramite robot lavavetri fa risparmiare tempo e, se considerata in un’ottica più ampia, potrebbe evitare sprechi di acqua o di detergenti. Per esempio, pulire i vetri a mano con panni e secchi potrebbe indurre a utilizzare più acqua e detergenti di quanto faccia un robot che nebulizza il prodotto con precisione. Ogni modello, chiaramente, funziona in modo differente: alcuni richiedono di bagnare i panni in microfibra all’inizio, altri hanno un piccolo serbatoio che spruzza il liquido progressivamente. In generale, la maggior parte dei robot gestisce in modo parsimonioso la quantità di detergente, quindi anche da questo punto di vista possono esserci piccoli risparmi.
I dati disponibili mostrano che un robot lavavetri, anche quelli più sofisticati con potenze maggiori e accessori evoluti, incide poco sulla bolletta elettrica di un’utenza media. È comune che i produttori indichino un valore compreso fra i 30 e i 90 watt per i loro dispositivi, a seconda delle funzioni integrate. Anche ipotizzando un uso settimanale di un’ora, l’assorbimento complessivo su base annua resta modesto. Un calcolo più approfondito può essere fatto tenendo conto del tempo effettivo di utilizzo: se il robot impiega mezz’ora per pulire le finestre di casa, si può moltiplicare la potenza per lo 0,5 (mezza ora), poi per il numero di volte in cui si utilizza il dispositivo nell’arco del mese, e infine per i costi al kWh. Ci si accorgerà facilmente che la spesa totale risulta molto contenuta.
Infine, è bene ricordare che il calcolo del consumo reale dipende anche dalle condizioni di utilizzo. Un utente che possiede un appartamento con poche finestre e non è molto attento alla pulizia dei vetri userà il robot saltuariamente, consumando di conseguenza ancor meno energia. Diversamente, un ristorante o un hotel con ampie vetrate e la necessità di avere sempre finestre perfette, avvierà più volte il robot durante la settimana, con un conseguente aumento dei consumi. Però, anche in quest’ultimo scenario, la spesa complessiva rimane modesta se confrontata ad altri costi di gestione aziendale.